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Il Dodicenne perso per Gerusalemme, dovera salito coi genitori per la festa di Pasqua. Maria e Giuseppe lo cercano, "angosciati". Lo ritrovano, tra i dottori del tempio Laula sacra è adornata da serti floreali per la festa. Gli archi, sette in tutto (numero biblico, caro agli ebrei) incorniciano i gruppi e le singole figure. Entro il grande arco absidale, nella prospettiva del "sancta sanctorum" sta Lui, il ragazzo aureolato, tutto rivestito del rosso-divino, da cui trapela lazzurro-umano. Lo attorniano, a semicerchio "pieni di stupore per la sua intelligenza" i dieci dottori della legge (e dieci è proprio il numero della legge mosaica). In piedi, alla nostra sinistra (però alla destra di Gesù), Maria e Giuseppe, sono appena entrati, hanno il volto teso; un dottore si gira a guardarli. Le mani della Madre e del padre putativo si protendono verso il Figlio, ma Lui sembra suggerire, con lindice destro, "il Padre mio" su nei cieli. Dolore della perdita, gioia del ritrovamento. Gioia sempre più "con un distacco dentro, con un dolore dentro". I diciotto anni che seguono, possiamo solo immaginarli, e vedere Lui che cresce "in sapienza, età e grazia", giovane carpentiere a Nazareth. Una vita apparentemente insignificante. |