Questioni di metodo

NON SON SINCERA


(ADRIANA MASCAGNI)

 

 

Questa canzone ci mette tutti con le spalle al muro: tutti infatti ci ritroviamo addosso questa misteriosa fragilità, meschinità, cattiveria di cui parla Adriana ma scagni. C’è in noi il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo, diceva San Paolo nella lettera ai Romani; e già Ovidio riconosceva che anche quando vediamo il bene e lo approviamo, finiamo con il fare il male.

Molte volte nella storia l’uomo ha cercato di censurare questa sua evidente povertà. La cultura rinascimentale in special modo ha cominciato a sostenere che in fondo l’uomo è portato dalla natura stessa a compiere il bene: “Fa ciò che vuoi perché per natura siamo portati a fare atti virtuosi”, scriveva Rabelais. La cultura razionalista successiva ha esaltato le capacità della ragione umana come se questa avesse in mano tutta la realtà. I fatti storici hanno dolorosamente smentito queste velleità mostrando come l’uomo proprio nel momento in cui afferma la sua istintività o un suo rigoroso progetto sulla storia finisce col compiere i delitti più grandi.

La cultura cristiana richiama l’uomo all’evidenza della sua fragilità: è la dottrina del peccato originale. L’uomo vive di fatto in una condizione gravemente ‘ferita’; l’esperienza quotidiana lo documenta istante per istante. Senza questo umile riconoscimento della condizione di ‘peccato’ in cui ci ritroviamo non possiamo fare nessun passo nella vita, se non verso illusioni tanto più dolorose quanto più è lungo il tempo che impieghiamo ad accorgerci della loro inconsistenza.

Bisogna dunque partire dall’umile riconoscimento di quello che siamo e del ‘male’ che è in noi: “sono più misera di quanto credevo”. Allora ci si apre ad una domanda sincera, cui allude anche la canzone. E’ la domanda sincera di una autentica liberazione, di una vita compiuta nella sua verità: è cioè la mendicanza del Destino, di un Altro che compia il nostro essere. Il nostro essere infatti si compie solo nell’incontro con l’Altro che ci fa: solo così l’uomo è nella condizione ‘giusta’; qualsiasi altro tentativo di realizzazione di sé si risolve alla fine in una ‘ingiustizia’ verso sé e verso il Destino del sé.

 

 

Il male che faccio non è il mio male,

sono più misera di quanto credevo;

il male che ho dentro queste mie ossa

Padre, mi tiene lontano da te.

 

Passa il mio tempo, non son sincera.

Amo la gente, non son sincera.

Vivo il presente, non son sincera.

Prego la sera, non son sincera.

 

Fammi incontrare chi sa soffrire,

chi sa donare fino alla fine,

chi è sincera, chi è reale,

colui ch’io possa almeno seguire.