Tristezza

“Canta, rondinella canta”


(CORI POPOLARI RUSSI)

 

“L’aspetto più significativo dei canti popolari russi è che essi non sono mai il prodotto di un fenomeno individualistico, ma sempre sono riconducibili a un avvenimento che ha come soggetto la persona in quanto parte di un popolo. Qui sta, infatti, la differenza profonda tra individuo e persona: la persona è un individuo in quanto appartiene a un popolo…

Un popolo nasce come compagnia di uomini che si mettono insieme alla ricerca del loro destino…

Ciò che dà personalità a un popolo è un ideale, un bene comune come ideale…

Nei brani musicali della millenaria tradizione orientale il popolo è il soggetto di tutto, il vero protagonista: ascoltandoli, risulta evidente la tendenza a realizzare una voce che canti da sola, ma sempre all’interno di un coro. Non c’è, infatti, alcun canto solistico che non reclami il popolo: così accade che cantando il solista si sente il popolo, e pur tuttavia è un singolo che si esprime…caratteristica della pedagogia cristiana più autentica, per la quale tutti gli interventi del singolo sono in funzione del popolo…

L’anima russa vive secondo un modulo caratteristico di malinconia forte e drammatica – clamorosamente espressa o anche solo accennata come un sottofondo -, che si fa presentire senza essere chiarita. Il canto è tristissimo, ma intenso, pacato ma senza esitazioni, poiché è dettato dalla potenza del cuore che si dimostra come esigenza di soddisfazione, come esigenza struggente della felicità che verrà e che non è ancora venuta. Non così il canto cristiano: questo dà voce all’albore di una risposta presente e perciò vibra di una serenità e una sinteticità di sentimenti molto più grandi. Il canto popolare russo esprime l’umano chiamato alla fede, anche se non lo sa: si può per questo dire che si tratta dell’unica vera musica compiutamente ‘precristiana’?”

(dall’introduzione di Luigi Giussani all’edizione della collana Spirto Gentil)

 

 

 

 

 

 

 

Canta, rondinella, canta,

non finire mai di cantare!

Canta all’infinito,

per la lira terrena

la tua celeste melodìa!

 

L’erba ondeggia

Dolcemente nella sera.

Tutta la natura

È colma di languore.

Ogni cosa spira

una soave tenerezza,

arde il cielo

di un colore infuocato.

 

Insieme a lui

Sull’erba io sedevo,

I cespugli ci facevano riparo.

Sopra di noi

Cantavano le rondini,

l’intenso profumo

ci inebriavano i fiori.

 

Ah, come è passata presto

La mia felicità!

Ora siedo sola

In quel giardino.

Mormora dolcemente

Il ruscello,

ma con malinconia

vaga il mio sguardo.

Quasi un anno è passato

Senza il mio amore.

Mai più lo rivedrò!

Ma giuro che sarò tua

Fino alla tomba

E in eterno ti sarò fedele.