Atteggiamenti irragionevoli

 

THE SHOW MUST GO ON


(quenn)

 

Incomunicabilità e solitudine

 

Un uomo che soffre si accorge della lacerante contraddizione in cui un certo sistema di vita e di falsi rapporti umani ci costringe a vivere: da una parte l'io con la sua sofferenza, le sue domande, il suo desiderio di verità, di salvezza, di rapporti umani veri; dall'altra un mondo indifferente che esige continuamente che questo io, se vuole essere accettato, censuri ciò che è per mostrare un sorriso anonimo e permettere così allo "spettacolo" consueto di andare avanti.

E' una incomunicabilità che nasce proprio dal disimpegno con le questioni fondamentali che emergono nell'esperienza di ciascun uomo; il dialogo diventa così superficialità, distrazione, chiacchera inutile, incapacità a comunicare, aridità.

E l'incomunicabilità esaspera la solitudine personale e le dà un rilievo esterno, per cui essa diventa "clima sociale esasperante, volto tristemente caratteristico della società di oggi"[1].

 

Lo esprimono benissimo Pavese, Cudakov (un poeta russo clandestino negli anni del comunismo) e R.M.Rilke:

"Tutti lo cercano uno che scrive, tutti gli vogliono parlare, tutti vogliono poter dire domani "so come sei fatto", e servirsene, ma nessuno gli fa credito di un giorno di simpatia totale, da uomo a uomo"[2].

"Quando gridano

'Un uomo in mare!'

il transatlantico grande come una casa,

si ferma all'improvviso

e l'uomo

lo pescano con le funi.

Ma quando

fuori bordo è l'anima dell'uomo,

quand'egli affoga

dall'orrore

e dalla disperazione

nemmeno la sua propria casa

si ferma

ma s'allontana"[3].

"Tutto cospira a tacere di noi,

un po’ come si tace

un'onta, forse, un po’ come si tace

una speranza ineffabile"[4]

 

 

Siamo solo noi che andiamo a letto la mattina presto

e ci svegliamo con il mal di testa

siamo solo noi che non abbiamo vita regolare

che non ci sappiamo limitare, siamo solo noi

che non abbiamo più rispetto per niente neanche per la mente

siamo solo noi quelli che poi muoiono presto

quelli che però è lo stesso.

 

Siamo solo noi che non abbiamo più niente da dire

dobbiamo solo vomitare

siamo solo noi che non vi stiamo neanche più ad ascoltare

siamo solo noi quelli che non hanno più rispetto per niente

neanche per la gente

siamo solo noi quelli che ormai non credono più a niente

e li fregano sempre.

 

Siamo solo noi che tra demonio e santità è lo stesso

basta che ci sia posto

siamo solo noi quelli che facciamo colazione anche con un toast, del resto,

siamo solo noi quelli che non han più voglia di far niente,

rubano solamente,

siamo solo noi generazione di sconvolti

che non ha più santi nè eroi...

 

Siamo solo noi!!!

 

 

 

 

 


 



[1] Il senso religioso, p. 116; cfr anche le pp. 114-118.

[2] Cesare Pavese, Il compagno, cit. in Il senso religioso, p. 116.

[3] Cudakov, cit. in Il senso religioso, p. 117.

[4] R.M.Rilke, cit. in Il senso religioso, p. 66.