Di fronte ad una inimmaginabile pretesa
CANZONE DEI DODICI MESI
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Sulla pretesa di Cristo di essere la novità risolutrice della storia, leggiamo un passo del testo Generare tracce nella storia di L.Giussani:
“Gesù è un uomo che ha detto: “Io sono la via, la verità, la vita”. E’ un Fatto accaduto nella storia: un bambino, nato da donna, iscritto all’anagrafe di Betlemme, che, diventato grande, annunciava di essere Dio. “Io e il Padre siamo una cosa sola”. Essere attenti a ciò che faceva e diceva quell’uomo, così da arrivare a dire: “Io credo a Costui”, aderire alla sua presenza affermando come verità ciò che Egli diceva, questa è la fede. La fede è un atto della ragione mossa dall’eccezionalità di una Presenza, che porta l’uomo adire: “Costui che parla è veritiero, non dice menzogne, accetto quello che dice”.
Immaginiamo quale sfida rappresenti per la mentalità moderna la pretesa della fede: che esista un uomo – a cui io posso dire “tu” – che dica: “Senza di Me non potete fare nulla”, che esista, cioè, un Uomo-Dio. Non ci si misura mai fino in fondo con tale pretesa; oggi né il popolo, né i più grandi filosofi affrontano più il problema, e se lo affrontano è per consolidare il preconcetto negativo derivato dalla mentalità dominante.
Eppure Gesù dice, come risposta: “Guardate le mie opere”, vale a dire “Guardatemi”, che è lo stesso. L’avvenimento cristiano ha la forma dell’incontro con una realtà fisica, corporale, fatta di tempo e di spazio, in cui è presente Dio fatto uomo e che di Lui è segno. E’ l’incontro con una realtà presente, vivente, integralmente umana, il cui significato esauriente è quello di essere segno visibile della presenza di Cristo, di Dio-fatto-uomo. L’avvenimento di Cristo permane nella storia attraverso la compagnia dei credenti, che è un segno, come tenda nella quale sta il sancta sanctorum, il Mistero diventato uomo. Essa è Cristo nella sua realtà umana, è il Corpo di Cristo che si rende presente, tanto che Lo si tocca, Lo si vede, Lo si sente.
Quell’Uomo risorto è la Realtà da cui dipende tutta la positività dell’esistenza di ogni uomo. Ogni esperienza terrena, vissuta nello Spirito di Gesù, Risorto da morte, fiorisce nell’Eterno. Per cui l’esistenza si esprime, come ultimo ideale, nella mendicanza. Il vero protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo.”
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Viene Gennaio silenzioso e lieve, un fiume addormentato fra le cui rive giace come neve il mio corpo malato. Sono distese lungo la pianura bianche file di campi, son come amanti dopo l'avventura neri alberi stanchi. Viene Febbraio, e il mondo è a capo chino ma nei convitti e in piazza lascia i dolori e vesti da Arlecchino, il carnevale impazza. L'inverno è lungo ancora, ma nel cuore appare la speranza: nei primi giorni di malato sole la primavera danza. Cantando Marzo porta le sue piogge, la nebbia squarcia il velo, porta la neve sciolta nelle rogge il riso del disgelo. Riempi il bicchiere, e con l'inverno butta la penitenza vana, l'ala del tempo batte troppo in fretta, la guardi, è già lontana.
O giorni, o mesi che andate sempre via; sempre simile a voi è questa vita mia; diverso tutti gli anni ma tutti gli anni uguale, la mano di tarocchi che non sai mai giocare.
Con giorni lunghi al sonno dedicati il dolce Aprile viene: quali segreti scoprì in te il poeta che ti chiamò crudele? Ma nei tuoi giorni è bello addormentarsi, dopo fatto l'amore, come la terra dorme nella notte dopo un giorno di sole. Ben venga Maggio e il gonfalone amico, ben venga primavera, il nuovo amore getti via l'antico nell'ombra della sera. Ben venga Maggio, ben venga la rosa, che è dei poeti il fiore: mentre la canto con la mia chitarra brindo a Cenne e a Folgore. Giugno, che sei maturità dell'anno, di te ringrazio Dio in un tuo giorno, sotto al sole caldo ci sono nato io. E con le messi che hai fra le tue mani ci porti il tuo tesoro: con le tue spighe doni all'uomo il pane, alle femmine l'oro. O giorni...
Con giorni lunghi di colori chiari ecco Luglio il leone: riposa e bevi, e il mondo attorno appare come in una visione. Non si lavora Agosto, nelle stanche tue lunghe oziose ore, mai come adesso è bello inebriarsi di vino e di calore. Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull'età, dopo l'estate porti il dono usato della perplessità. Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità: come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità. Non so se tutti hanno capito, Ottobre, la tua grande bellezza: nei tini grassi come pance piene prepari mosto e ebbrezza. Lungo i miei monti, come uccelli tristi fuggono nubi pazze; lungo i miei monti colorati in rame fumano nubi basse. O giorni...
Cala Novembre, e le inquietanti nebbie gravi coprono gli orti: lungo i giardini consacrati al pianto si festeggiano i morti. Cade la pioggia, ed il tuo viso bagna di gocce di rugiada, te pure, un giorno, cambierà la sorte in fango della strada. E mi addormento come in un letargo, Dicembre, alle tue porte, lungo i tuoi giorni con la mente spargo tristi semi di morte. Uomini e cose lasciano per terra esili ombre pigre ma nei tuoi giorni dai profeti detti nasce Cristo la tigre. O giorni...
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