prima tappa: il senso religioso(vedi anche introduzioni e approfondimenti) QUESTIONI DI METODO
PRIMA PREMESSA: REALISMO“Poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore; molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità”: questa provocante espressione del premio Nobel per la medicina Alexis Carrel ci fa capire che anzitutto per capire la vita occorre realismo, cioè la capacità di considerare-osservare la realtà. Allora si scopre che la realtà è un dato, non una teoria. E fa parte di questo dato anche il nostro io. Incontriamo così la nostra esperienza elementare: un insieme di evidenze e di esigenze (esigenza di verità, di bontà, di bellezza, di felicità, di giustizia, di amore vero…) con cui siamo lanciati nell’esistenza.
Jovannotti, E’ per te Chieffo, Canzone per Francesco Blues Brothers, Everybody needs
SECONDA PREMESSA: RAGIONEVOLEZZALa ragione è l’eisgenza-capacità di comprendere la realtà secondo la totalità dei suoi fattori. Essa dunque prende in considerazione il dato dell’esperienza non per costruirvi sopra delle teorie, ma per comprenderlo nella sua interezza. Troppo spesso la ragione viene usata in modo riduttivo, nel tentativo di ridurre in partenza tutta la realtà ad una misura da noi posseduta. La ragione infatti si serve di diversi metodi per conoscere la realtà: non sempre si può usare il metodo matematico, o quello scientifico-sperimentale, o quello filosofico-logico. Decisivo è il metodo della certezza morale, con cui possiamo dare un giudizio sui fattori più profondi della realtà emergenti nell’esperienza.
TERZA PREMESSA: MORALITA’La ragione agisce in noi insieme al sentimento. Esso è un dato dell’esperienza: quando una realtà interessa il nostro io il sentimento emerge come desiderio di rapporto con quella realtà. Esso non toglie alla ragione il suo ruolo, ma anzi lo potenzia, se è ‘messo a fuoco’ come la lente di un cannocchiale, altrimenti distorce tutta la visione della realtà. Il senso religioso dunque si esprime anche come sentimento: occorre una moralità, cioè un amore alla verità più che al sentimento in se stesso.
Napoletano, O surdato’nnamurato
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